Il “ReddiTest” è un software, disponibile dal 20 novembre2012, con cui l’Agenzia delle Entrate permette ai contribuenti di valutare la coerenza tra il reddito lordo familiare (quello dichiarato nella dichiarazione dei redditi di cui al modello UNICO o al modello 730 o nel modello CUD, a cui vanno aggiunti anche i redditi esenti, quelli soggetti a tassazione separata e quelli soggetti a ritenuta alla fonte) e le spese sostenute nell’anno (in questo caso, quelle sostenute nel 2011).
Per utilizzare il programma, occorre scaricare il software dal sito dell’Agenzia delle Entrate edinserire i dati richiesti.
Le informazioni indicate dal contribuente nel software restano, dunque, sul computer del contribuente stesso, senza lasciare alcuna traccia sul web.
I dati inseriti non saranno, pertanto, utilizzati dal Fisco per effettuare un’eventuale attività diaccertamento, ma l’esito fornito da tale “simulatore” può rappresentare un campanello d’allarmeper il contribuente permettendogli, eventualmente, di dichiarare un maggior reddito prima che sia l’Amministrazione a riscontare le incongruenze, avviando controlli e accertamenti sintetici.
E’, quindi, uno strumento di compliance “discreto” tra Fisco e contribuenti.
Il contribuente dovrà indicare, all’interno del software, i dati relativi alle spese più rilevanti sostenute in ambito familiare nell’anno (2011 nel caso di specie). Il software contiene 100 indicatori di spesa, suddivisi in 7 macro-categorie:
- abitazioni;
- mezzi di trasporto;
- assicurazioni e contributi previdenziali;
- istruzione;
- attività sportive e tempo libero;
- investimenti immobiliari e mobiliari;
- altre spese significative.
I dati richiesti, infatti, rispecchiano i parametri di riferimento del nuovo redditometro, che debutterà da gennaio 2013.
Le prime informazioni da inserire nei campi riguardano la famiglia. Per “famiglia” si intende quella “reale”, quindi anche le coppie non sposate. Sono state individuate 11 tipologie di famiglie, differenziate per numero ed età dei componenti.
Si dà poi rilevanza alla zona geografica di residenza, con l’individuazione di cinque aree territoriali individuate:
1) Nord-ovest;
2) Nord-est;
3) Centro;
4) Sud;
5) Isole.
Altri elementi rilevanti del test sono, inoltre, i risparmi e gli incrementi patrimoniali, come anche gliinvestimenti ed i disinvestimenti realizzati dal contribuente.
Una volta riempiti i campi richiesti, l’applicazione stima il reddito familiare in base a procedure statistiche consolidate che prendono come campione di riferimento una platea di oltre 22 milioni di famiglie e attribuisce alle voci di spesa un coefficiente, in modo da misurare la relazione tra il reddito e l’elemento di spesa conosciuto e gli altri dati non noti (come i consumi indispensabili, per esempio quelli alimentari).
A fine elaborazione, l’esito è chiaro:
- luce verde se i dati inseriti sono compatibili con quelli attesi dal Fisco;
- luce rossa se, viceversa, il reddito dichiarato non è coerente con le “uscite”.
Più il reddito dichiarato è alto (ad esempio, superiore a € 30.000), minore è la probabilità che si accenda la luce rossa, in mancanza di spese particolari di importo rilevante quali quelle per lavoratori domestici, spese di viaggio, spese per vacanze e tempo libero, spese per la cura della persona, rate alte di mutuo, investimenti.
Al contrario, la presenza di tali spese, specie se il reddito dichiarato è basso, tende a gonfiare il presunto reddito stimato ed è molto probabile che scatti la luce rossa. Spetta al contribuente cogliere il segnale di allarme e verificare che non ci siano errori o omissioni nel reddito dichiarato al Fisco.
Il “ReddiTest”, che, si ripete, è solo uno strumento di auto-diagnosi a disposizione del contribuente, si aggiunge ai due nuovi strumenti di accertamento introdotti per controllare i redditi delle persone fisiche a partire dai redditi 2009:
- lo spesometro, con il quale si verifica che le spese sostenute dalla persona fisica possano essere effettivamente”finanziate” dal suo reddito;
- il nuovo redditometro 2.0, con il quale si individuano alcuni elementi di capacità contributiva che, grazie a determinati coefficienti, misurano la sostenibilità delle spese sostenute nel tempo attraverso una stima sintetica di reddito; l’accertamento, in particolare, scatta quando lo scostamento tra reddito dichiarato e reddito sintetico supera il 20%.
Il nuovo strumento di auto-diagnosi messo a punto dall’Agenzia delle Entrate presenta alcune criticità, prima fra tutte la grande quantità di dati richiesta, che potrebbe “scoraggiare” il contribuente a ricorrere a tale strumento, considerato altresì che si tratta di una mera facoltà.
Può essere difficile, inoltre, il reperimento di tutta la documentazione giustificativa delle spese da indicare.
La voce di spesa da indicare non è, poi, sempre “lineare”; ad esempio, tra le spese di riscaldamento devono essere indicate quelle per riscaldamento a gas, mentre non sono incluse quelle per riscaldamento a pellets o a legna.
Lo strumento rischia, infine, di essere utilizzato da chi evade per poter verificare fino a che punto può spingersi senza incorrere in accertamenti sintetici da parte del Fisco.
E’ apprezzabile, comunque, l’intento dell’Amministrazione finanziaria di agevolare la regolarizzazione spontanea del proprio reddito familiare dichiarato da parte del contribuente, che in tal modo eviterebbe la “scocciatura” di subire un accertamento.